Lo spettacolo si ispira al teatro canzone, prendendo ispirazione dal mare: due personaggi, un surfista e un pescatore. Teatro.it ne parla con Sergio Muniz.
Che cos'è "L'Onda che verrà" ? E soprattutto: quando verrà? Ce lo racconta Sergio Muniz, nello spettacolo omonimo da lui ideato e portato in scena, scritto con il regista Francesco Facciolli - spettacolo che è inserito da Unesco nel programma globale del Decennio delle Nazioni Unite delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile e che sarà in scena in teatro (prima data a Milano).
Lo spettacolo (qui le date dello spettacolo) si ispira al teatro canzone, prendendo ispirazione dal mare: due personaggi, un surfista e un pescatore, percorrono vie parallele che si incontrano nell’oceano. Muniz li interpreta entrambi, portando in scena le due anime.
Uno spettacolo impegnato socialmente, che parla di ambiente e futuro sostenibile e che ha avuto il pregio di essere menzionato da UNESCO. Ce lo racconti?
Si tratta di uno spettacolo pieno di domande, con poche risposte o risposte molto diverse l'una dall’altra. Ci sono domande che l'uomo si è sempre fatto, e sono ambientate nel nostro tempo attraverso due punti di vista molto differenti: un surfista e un pescatore. Tutte e due sono accomunati dal luogo nel quale praticano le loro attività, il mare.
Il nostro tempo è diventato il tempo dello sfruttamento insostenibile del pianeta, quindi era un tema da affrontare assolutamente. In più, lo spettacolo si è incontrato quasi per caso con il decennio del mare delle scienze per la salvaguardia dei mari istituito dall’UNESCO... e a un certo momento si sono dati la mano per andare avanti insieme.
Com'è nato e quanto ci avete lavorato?
Questo spettacolo nasce più di tre anni fa da una mia necessità di condividere le mie inquietudini, tutte le domande che prima o poi ci facciamo. Avevo iniziato a scrivere per sfogarmi. Ma soprattutto nasce dalla mia passione per il mare.
C’è molto di me, però adattato e romanzato per poterlo trasporre a teatro; ho trovato una produzione che ha creduto nel mio progetto e Francesco Facciolli, il regista dello spettacolo, che è arrivato a darmi una mano nella scrittura per poterlo tradurre in un linguaggio teatrale.
Insieme abbiamo lavorato nove mesi: i teatri erano chiusi per il COVID e abbiamo avuto tempo di dedicarci al meglio.
Mare e natura: indubbiamente molti ricordano la tua esperienza all'Isola dei Famosi, dove avevi anche vinto con grande appoggio popolare e dove era già emerso chiaro il tuo amore per il mare. Sono passati sedici anni. Che ricordi ne hai, anche relativamente all'esperienza televisiva?
Sono stati due mesi della mia vita dei quali rimangono tantissimi ricordi, belli e brutti. Un'esperienza che posso tranquillamente dire che mi ha cambiato la vita.
Devo ringraziare molto il grande appoggio popolare avuto attraverso l'isola. Infatti questo spettacolo è un modo di ricambiare, di offrire qualcosa, di ripagare tutto quello che mi è stato dato attraverso questa popolarità.
Sei più tornato in quel posto?
No, non sono mai tornato nella Repubblica Dominicana. Ma spero farlo prima o poi.
C'è molta urgenza, oggi, di parlare di temi ambientali. Perché secondo te e soprattutto: siamo ancora in tempo?
L'urgenza non è tanto difficile da vedere: è una realtà opprimente. Personalmente nei miei 46 anni ho visto il mondo cambiare, la natura soffrire: molte cose e posti che ho conosciuto non ci sono più. Adesso dobbiamo pensare a quelli dopo di noi, come mio figlio. Vorrei che lui potesse godere di questo meraviglioso pianeta e vorrei poterglielo lasciare il più integro possibile.
Sull'essere in tempo credo sia un fatto che riguarda noi umani: è per il nostro bene. Sono certo che la natura risorgerà anche dopo di noi più rigogliosa che mai.
Come stimolare maggiormente il senso di responsabilità nelle giovani generazioni?
L'azione migliore è andare a vedere in prima persona. Chi ha la possibilità di viaggiare, vedere e rivedere i cambiamenti; chi può andare in spiaggia a raccogliere rifiuti, chi può aiutare a riforestare un bosco bruciato... è lì che vediamo e sentiamo il danno che abbiamo fatto, e che stiamo facendo a questo magnifico pianeta.